Filtri solari: la posizione ecobio
Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2019
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Spalmin, come avrai forse letto, è stato resto noto circa un mese fa il risultato di uno studio[1] su alcuni filtri solari chimici.
I filtri solari si dividono in chimici - molecole create in laboratorio che funzionano trasformando in calore le radiazioni solari, detta in modo molto semplice, e meccanici (per comodità definiti "fisici") - polveri minerali che riflettono i raggi solari come fossero tanti specchietti.
I secondi, quelli fisici, sono gli unici ammessi dai disciplinari di cosmesi "EcoBio". Li trovate nei solari qui e qui, che sono quelli che ho selezionato per il negozio, ma anche in molti altri.
Qualche anno fa offrivo anche un altro brand, che aveva un mix di filtri fisici e chimici, perché mi sembrava un compromesso accettabile.
Ho poi cambiato idea, e mi sono comportata di conseguenza, quando i solari ecobio sono migliorati molto e hanno dimostrato performance notevoli: sono più spalmabili, più piacevoli, contengono buoni antiossidanti rispetto a quelli di qualche anno fa. Mi riferisco per lo meno ai due brand che ho selezionato, e che ho indicato sopra.
Quando è uscito l'articolo quindi, ho subito contattato Fabrizio Zago, ideatore del database cosmetico EcoBioControl (e adesso anche di detersivi e detergenza domestica) più completo esistente al momento e con cui collaboro da tempo immemore, e la dott.ssa dermatologa Pucci Romano, presidentessa di Skineco, del cui comitato scientifico Fabrizio ed io facciamo parte.
Abbiamo elaborato un articolo, scritto con il contributo di tutti e tre, con le nostre posizioni relativamente alla ricerca e quindi relativamente ai filtri solari.
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